La ceramica in Palestina
La tecnica di lavorazione della ceramica oggi in uso in Palestina fu introdotta all’inizio del ventesimo secolo da artigiani armeni a Gerusalemme. Al termine della prima guerra mondiale, molti armeni, in fuga dalle persecuzioni, si stabilirono infatti in seno alle comunità armene che già esistevano in diverse città della Palestina. Questi artigiani iniziarono a lavorare al restauro della Cupola della Roccia e in breve tempo divennero parte integrante della società palestinese, così come la tradizione di lavorazione della ceramica di cui erano portatori.
La tradizione armeno-palestinese è oggi ancora viva a Gerusalemme, dove alcuni laboratori continuano a produrre, dentro le mura della città vecchia o a Gerusalemme Est. Tra le principali ditte, troviamo la Palestinian Pottery: suoi i tavoli dell’Ostello Austriaco
Presso la Armenian Ceramic in Nablus Road è possibile visitare il negozio e, intrufolandosi, anche il laboratorio:
La storia di questa famiglia di ceramisti è racchiusa in due libri, da richiedere direttamente ai gestori del sito.
A Hebron (in arabo al-Khalil), città che ha raccolto il sapere artigiano a partire dagli anni ’70, la produzione della ceramica si è sviluppata insieme a quella del vetro e continua ancora oggi, nonostante la situazione difficile in cui versa la città a causa dell’occupazione. Ecco alcune foto scattate all’interno del laboratorio Hebron glass & ceramics factory:
Per quanto riguarda la decorazione, viene utilizzata prevalentemente la tecnica corda secca (descritta in questo post da Daniela Levera nel suo blog).
Le decorazioni possono avere motivi floreali, ma anche rappresentazioni di villaggi delle colline della Cisgiordania o scritte di natura religiosa, sia musulmane che cristiane.
Tornata in sede dai Bochaleri a Venezia, ho avuto modo di provare anche io la tecnica di decorazione corda secca, proprio su ispirazione del lavoro artigianale visto in Palestina, iniziando da qualcosa di molto semplice:
breve cenno sul mosaico del palazzo di Hisham
Tra i motivi più apprezzati e diffusi utilizzati anche per la decorazione di opere in ceramica c’è quello dell’albero della vita: la decorazione mostra un albero carico di frutti, alla cui ombra ci sono tre gazzelle e un leone all’attacco:
Questo disegno è ripreso dal mosaico del Palazzo di Hisham (Qasr Hisham) o Palazzo di Erode, nei pressi della città di Gerico: si tratta di uno dei castelli del deserto di epoca Ommayyade presente in Cisgiordania. Fu il primo castello ad essere costruito dal califfo Ummayyade Hisham bin Abdul Malek (724 – 743 dc). Successivamente è stato però attribuito a suo nipote e successore: al Walid bin Yazi (743-744) per le sue decorazioni inconsuete, incompatibili con il carattere austero e rigoroso di Hisham. Il palazzo è un complesso di edifici, bagni, moschee e corti con colonnati. I suoi mosaici e ornamenti in stucco sono esempi della prima arte e architettura islamica.
Questo enorme complesso è stato in parte scavato anche grazie all’aiuto della Cooperazione italiana. Prima dello scoppio della seconda intifada, era stata progettata la ristrutturazione del sito archeologico in modo da renderlo accessibile ai visitatori e al tempo stesso poterlo preservare intatto. Purtroppo, i lavori non sono mai iniziati e anzi, per non rovinarli, i mosaici sono stati nuovamenti ricoperti con la sabbia. Ancora oggi questi splendidi scavi non sono inseriti nei percorsi turisitici di chi visita la Palestina e rimangono quindi sconosciuti alla maggior parte dei visitatori. Il mosaico dell’albero della vita (anche chiamato albero della crudeltà umana), ben conservato, fu creato nell’ottavo secolo dopo Cristo e rappresenta uno dei più antichi e meravigliosi esempi conosciuti di decorazioni islamiche in Palestina.
Che meraviglia Laura!!!
viene voglia subito di fare i bagagli, viene voglia di ricominciare tutto e mettersi a restaurare invece di creare ancora.
poi ti svegli dal sogno, l’uomo ha concepito cose meravigliose, ma la conservazione del suo sapere, della sua storia, non e’di questo pianeta.
grazie per questa tua esperienza.